!-- Google tag (gtag.js) -->

Adamello - Piumovimento trekking dalle Dolomiti

(Sito parzialmente in costruzione)
Vai ai contenuti

Adamello

Adamello


Appunti per una salita sull'Adamello

Salita con avvicinamento per Trento e Tione per la val Rendena (Pinzolo) e quindi per la Val di Genova sino al Rifugio Bedole (m.1700)  .
La strada della Val di Genova richiede un pedaggio transitando dopo le 8.00 mentre al ritorno non vi è alcun controllo. Tempo da Venezia a Pinzolo circa tre ore con traffico normale. Mezz'ora per salire piano la Val di Genova, strada quasi tutta asfaltata ad eccezione dell'ultimo chilometro. Non vi è copertura telefonica.

NB: dal Rif. Bedole si diparte verso sud-ovest proseguendo ulteriormente lungo la strada per la malga del Matterot il sentiero omonimo che con un balzo di 1400 metri porta alla Lobbia Alta ove è ubicato il Rif. Caduti dell'Adamello. Classificato percorso alpinistico ed attrezzato con corde. (ore 5.30-6)




Dal Rif. Bedole al Rif. Mandrone
Il tragitto per il Rif. Mandrone si svolge su mulattiera militare austriaca della prima guerra mondiale, lastricata con pietre di granito e sempre con carreggiata molto ampia. Vi è sempre la possibilità di acqua sul tragitto, quindi non è necessario riempire borraccie. Il sentiero inizia di fronte alla porta di ingresso del Bar del Rif.Bedole, si inoltra subito nel bosco di pini iniziando tutta una serie di tornanti (dicono cento) lastricati. Dopo un dislivello di circa centocinquanta metri si supera un ponte in legno in corrispondenza di un torrentello. Alla quota di circa 2130 mt. finisce la vegetazione di pini e si perviene ad un punto di sosta molto panoramico sulla testata del ghiacciaio della Lobbia  ed anche sulla testata del ghiacciaio del Mandrone. (panchina con fontanella d'acqua).
Il sentiero prosegue su cengia attrezzata (serve solo in caso di ghiaccio) e sale una spalla erbosa aggirandola e pervenendo ad un bivio alla quota di m.2300 circa. Qui un sentiero sale a destra (nord-est) portando alla Cima Migotti ed al rif. Stavel-Denza - segnaletica. Qualche metro sopra vi sono i ruderi di una casermetta, noi proseguiamo con un passo in discesa e poi per sentiero parzialmente attrezzato (serve solo in caso di ghiaccio) rimontiamo ancora una spalla erbosa.
Il sentiero punta in alto al vecchio rif. Mandrone già visibile assieme alla teleferica di servizio. Il vecchio rifugio Mandrone alla quota di m.2414 è riadattato ad osservatorio glaciologico ed è aperto ed allestito a museo dei ghiacciai. Di fronte la vecchia casermetta austriaca demolita dai colpi di cannone italiani durante la prima guerra ed a sud di essa un poco più in basso il cimitero militare austriaco. Il sentiero continua in piano dirigendosi verso la chiesetta, ubicata poco sotto il nuovo rifugio Mandrone di cui si scorge solo la stazione di teleferica ed aggirato il costone ci appare il rifugio alla quota di m.2449. Verso ovest si possono ammirare tutti i laghetti del Mandrone ed a sud  la testata del ghiacciaio omonimo, da cui scaturisce il fiume Sarca.

Dislivello circa 750 metri, ore 2.45 circa escluse le soste, in discesa circa ore 1.30.
Acqua sempre abbondante sul percorso.
Non vi è copertura telefonica (solo emergenza) ma il rifugio è dotato di telefono.
      
NB: dal rifugio il Passo del Maroccaro ed il Passo Pajer vengono dati con un'ora e mezzo di salita, mentre il passo Tonale con 4 ore, la Lobbia alta con ore 3 circa.



Dal Rifugio Mandrone al Rif. Caduti dell'Adamello alla Lobbia alta

E' un percorso che si svolge in parte sul ghiacciaio del Mandrone. Attenendosi al percorso canonico segnato sul terreno e qui descritto come percorso (a) non è necessario l'uso di ramponi né di corda in quanto il ghiacciaio si è ritirato talmente da non più presentare per la salita il pericolo di crepacci se non sulla parte superiore, cioè sotto al terrazzo del rifugio. Noi siamo saliti attrezzati da ghiacciaio in quanto abbiamo effettuato il percorso alternativo descritto al punto (b).
La parte comune e' quella che porta al limite del ghiacciaio. Si varca la porticina ad ovest del rifugio e si scendono gli scalini. Poi per terreno roccioso sino ad un caratteristico pantano che va attraversato sulle apposite assi. Al seguente bivio si può seguire sia il percorso a sinistra sia quello a destra che è  più panoramico in quanto tocca tutta una serie di laghetti e sfiora poi il lago ghiacciato del Mandrone. Entrambi i sentieri si ricongiungono in seguito ed entrambi compiono tutta una serie di saliscendi che fanno compiere circa un centinaio di metri di dislivello in più. Ci si allontana così dal rifugio in direzione sud-ovest verso la morena del ghiacciaio. Essa viene poi risalita dal sentiero sempre ben segnato, ma superato un nevaietto il sentiero diviene molto dissestato. Si giunge al limite del ghiacciaio alla quota di m. 2650. (abbondanti segnali - una palina indica il punto in cui l'approccio è meno ostico - un cartello indica che è vietato entrare nel ghiacciaio senza tutta l'attrezzatura del caso

(a) Si attraversa tutto il ghiacciaio verso sud-est dove esso termina presso un roccione 15 min. (segni rossi).
     Qui si esce dal ghiaccio che andrà costeggiato sulla morena laterale (dx orografica) per un centinaio di
     metri di dislivello , tenendosi  molto prossimi alle rocce (segni) laddove i seracchi aperti del ghiacciaio
     indicano un cambiamento di pendenza. A circa m.2750 si ritorna sul ghiacciaio dove inizia la pista.
    Quando si è in vista del rifugio (si vede la terrazza laterale) si iniziano a compiere tornanti mantenendosi
     sempre vicini agli sfasciumi della Lobbia Alta. L'ultima parte del tragitto si compie senza tornanti,
     mantenendosi vicini alla Lobbia Alta in quanto più al centro vi è qualche crepaccio. Giunti sulle roccette
     presso i segni rosso-bianchi si segue il sentierino a sinistra che porta al rifugio Caduti dell'Adamello.
     M.3020.   Ore 1.30 dall'inizio del ghiacciaio
       
(b) Si punta verso Sud dove vi sono dei seracchi azzurri in direzione della vetta della Lobbia Alta e si
attraversa diagonalmente tutta la parte bassa del ghiacciaio in leggera salita, traversando alla sinistra
dei seracchi su ghiaccio e rientrando nel ghiacciaio mantenendosi sul bordo est.
     Si sale superando sfasciumi e residui legnosi di baracche militari
     (noi abbiamo trovato parecchi colpi calibro 75 inesplosi, con spoletta). Si punta diagonalmente alla base
      della cresta rocciosa che cala dall'osservatorio (1) -sud- laddove le rocce permettono più agevolmente di
     compiere un tornante (pista di ritorno dall'Adamello e Passo Brizio mt. 2900) ricongiungendosi con la
     pista esistente. Con un tornante si supera una trentina di metri di sfasciumi (mantenere i ramponi
     ai piedi) e con altri due si entra alti nel piano glaciale frontale al Rifugio. Ci si mantiene in quota
     ricongiungendosi con la pista di quota "cannone" che cala dalla dorsale rocciosa che avevamo sfiorato
     alla base. Verso nord sino alle roccette dove un sentiero segnato porta al Rifugio.
     NB in caso di nebbia  è meglio il percorso (a).   
     Percorso meno faticoso e più vario del precedente ma un poco più lungo. Ore 2 dall'inizio del ghiacciaio.

(1) La cresta dell'osservatorio è la dorsale rocciosa che cala dalla cuspide o corno roccioso caratteristico di
     quota 3276 a sud della Lobbia Alta e verso ovest termina con sfasciumi sul ghiacciaio a quota m.2940
     circa. E' attraversata da una pista su neve alla quota di circa 3140 m che con un passo su roccia cala poi
     qualche metro sino sul ghiacciaio.







                                               Gli alpini della prima guerra mondiale sull'Adamello



                                                           Salita al Passo Venezia


                       Esercitazione degli alpini sull'Adamello (dopo la grande guerra 15-18)



Dal Rif. Caduti dell'Adamello alla cima dell'Adamello per il passo Adamè

Si tratta di un percorso con dislivello relativamente moderato ma lungo e molto faticoso nel caso si debba battere una pista su neve fresca. Molti preferiscono salire per la pista della dorsale dell'0sservatorio e poi ridiscendere diagonalmente verso i seracchi e viceversa, per evitare nel caldo periodo estivo di attraversare con i ramponi una cinquantina di metri di sfasciumi sotto alla cresta dell'osservatorio, ma tutto sommato i dislivelli sono equivalenti. La partenza per questo percorso va fatta alle prime luci dell'alba (5.30-6.00).
Dal rifugio ci si porta sul bordo del ghiacciaio e si indossano le attrezzature, poi si prende inizialmente la pista per "quota cannone" verso sud-ovest ma dopo un centinaio di metri si punta ad ovest in discesa passando rasente alle rocce terminali della cresta dell'Osservatorio. Si possono trovare qualche decina di metri di sfasciumi da attraversare (per scomodità…) con i ramponi ai piedi. Senza perdere più quota si attraversa diagonalmente in salita verso sud prendendo lentamente quota. Si arriva presso alcuni seracchi ben visibili sopra alla valletta glaciale che ci si presenta alla vista tra la Cresta della Croce a sinistra ed il Corno Bianco a destra. Superati i due grandi crepacci si sale ancora una cinquantina di metri a sud.
Ora si punta verso sud-ovest prendendo sempre più marcatamente la direzione della cresta rocciosa sud-est
del Corno Bianco. Vi si perviene dapprima quasi in piano e poi con una buona salita che supera qualche crepaccio non tanto grande Ovest-SudOvest. (Ore 1.30 dal Rifugio). Superata la cresta rocciosa del Corno Bianco si procede in piano (m.3130). Ad Ovest in alto sopra il ghiacciaio oltre il Corno Bianco spunta la cresta rocciosa del M.Falcone che è un ottimo riferimento per la direzione futura da prendere in questo mare di ghiaccio. Alla sinistra a distanza di circa un chilometro e mezzo si scorge la crestina rocciosa dove è sito il Bivacco Giannantonj, tra il Cornetto di Salarno m.3213 a dx e la Punta del Pian di Neve a sx m.3205.(Foto) Il Bivacco è  visibile contro cielo in colore arancio ed indica il Passo di Salarno, discendibile verso il Rif. Prudenzini. Si procede verso sud-ovest verso le  roccie del Corno di Salarno  ma poi la pista volge ad ovest salendo ripida (crepacci) verso il piano superiore (m.3260) sotto al M.Falcone da dove è possibile scorgere la calotta rocciosa sommitale del M.Adamello. (ore 1 dalla cresta de Corno Bianco)
NB:Alla destra la depressione della piatta cresta tra M.Falcone e Corno Bianco indica il Passo degli Inglesi a m. 3290. Una traccia rasenta le roccie sotto il M.Falcone e lo raggiunge senza perdere quota.
Si continua in direzione della Vetta dell'Adamello attraversando verso Ovest tutta  la piatta conca, quindi in salita si costeggia il versante Sud del M.Falcone (crepacci) per portarsi alla fine poco sotto l'insellatura tra la cresta ovest del M.Falcone e la cresta Nord-est del M.Adamello. Si salgono le roccette della cresta Nord-Est per evidenti tracce di passaggio e si raggiunge il falsopiano di neve quindi per sfasciumi e chiazze di neve sino al cocuzzolo roccioso sommitale. M.3539. (Ore 1.30 dalla quota 3260 del piano superiore del Pian di neve)

Dislivello circa 600 mt.
Ore 4 circa

 




Dal Pian di neve il percorso diretto alla cima dell'Adamello. E' altresì possibile salirlo per la cresta rocciosa sud, ma è più lungo il percorso.

                     


Traversata dal passo Adamè scendendo la sinistra orografica del Ghiacciaio del Mandrone

Il rientro verso il rifugio Mandrone dal Paso Adamè può essere affettuato calando direttamente dalla spalla nevosa sita ad est della cresta rocciosa sud-est del Corno bianco giù nel ghiacciaio del Mandrone.
Ci si scosta verso est di circa centocinquanta metri per evitare due grossi crepacci e quindi si prende come riferimento la punta del corno di Bedole (nord- si confonde con la cresta del M.Venezia) e si cala con buona pendenza giù nel ghiacciaio. Si continua sempre diritti a Nord senza incontrare particolari crepacci non superabili. Si prosegue per un paio di chilometri (circa un'ora di cammino) superando sulla verticale del passo Brizio una serie impressionante di residui legnosi delle baracche militari della grande guerra.
Sempre sul ghiaccio si piega poi verso Nord-ovest per raggiungere il crestone roccioso sud del M.Venezia che si raggiunge e consente una buona sosta -acqua di fusione). M.2924. (ore 1.30 dal passo Adamè)
Ora siamo sul tragitto Passo Brizio-Rif.Mandrone. Si riprende  a scendere per ghiacciaio mantenendosi sulla sinistra orografica (attenzione! Moltissimi obici inesplosi con spoletta sono affioranti all'estate 2002 - calibri 50mm, 75mm e 105mm con una grande quantità di legname e filo di ferro., tra quota 2900 e 2800.)
Si raggiunge la quota 2810 dove vi sono due possibilità: si sale sulla morena che andrà poi seguita scendendo per la sinistra orografica sino al sentiero presso la testata iniziale del ghiacciaio (bisogna salire una quindicina di metri) oppure si prosegue per ghiaccio  sino alla grande serraccata e si esce sulle ghiaie di sinistra.


Foto scattata dal mezzo del ghiacciaio del Mandrone: i percorsi per la quota cannone

Qui si sale due-tre metri e si attraversa sopra a liscie lastronate di granito in discesa (sentierino) sino a riportarsi sulla parte bassa del ghiacciaio che è percorribile senza problemi di crepacci sino all'inizio del sentiero segnato. Questa ultima possibilità richiede un poca di attenzione.
Si raggiunge la Testata del Ghiacciaio dove una palina indica il miglior punto di uscita dal ghiacciaio.
Ore 1.30 dallo sperone sud del M.Venezia
Si scende poi per sentiero sino al Rif. Mandrone che si raggiunge con qualche saliscendi nei pressi dei laghetti. Ore 1.15.
Tempo di discesa ore 4.15 dal passo Adamè.







 

Torna ai contenuti