Bus Del Busòn
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Anello per il Bus del Busòn
Da Case Bortòt di Bolzano Bellunese
Zona del Bus del Busòn: il sent. CAI-501 parte da Case Bortòt
Si tratta di un giro turistico che impegna per circa un'ora e mezza dal park di case Bortòt per un recente sentiero ben protetto nei punti esposti e sempre ben largo. E' adatto anche per famigliole ed è attrezzato con cartelli descrittivi del Parco delle Dolomiti Bellunesi e con panchine per riposare.
Il percorso ha una grande valenza naturalistica, geologica e e culturale.
Seguendo il sentiero per il Rif. 7° Alpini dopo quindici minuti di cammino, a destra, si stacca il sentiero in discesa con segnaletica per il Bus del Busòn. (era chiamato anche 'Bùs de la S'cesòra')
Il percorso con protezioni laterali compie tredici tornanti calando per una ottantina di metri e quindi si snoda in piano comune con il vecchio Troi de le Poiane (1) sotto ad una fascia di rocce per risalire sotto a grandi volte ricche di edera sino alla fessura che penetra nella montagna.
Quì vi è il bivio con il ripido percorso che sale agli scavi archeologici e bisogna entrare nella poco invitante ed oscura crepa della roccia. (non serve la pila)
La forra è molto suggestiva: si lascia a sinistra un altarino con una madonnina e si prosegue per il fondo della spaccatura sempre ben agibile fino ad uno slargo dove sono stati predisposti dei tronchi tagliati per uso panchine quando vengono eseguiti i concerti. L'acustica è veramente efficace.
Dopo circa duecentocinquanta metri di 'canyon' si esce sul verdo prato del lato nord del Bus del Busòn dove un altro largo sentiero, su per la Busa del Busòn, fa risalire alla strada per il rif. 7° Alpini. Lungo la salita si possono ammirare belle sculture in legno.
Dislivello complessivo circa 100 mt. Ore 1.30
(1) Il vecchio 'troi de le poiane' era il precedente accesso al Bus del Busòn direttamente da Case Bortot. Esso cala diagonalmente da sotto l'attuale parcheggio infilandosi nel bosco e pervenendo alla forra in modo graduale e senza tornanti. Ora i pali di protezione del nuovo sentiero ostacolano ed impediscono una facile localizzazione del vecchio tracciato.
NB: il percorso del Bus del Busòn è parte della annuale competizione di corsa in montagna di m. 1000 di dislivello e 14 km di sviluppo del percorso ' La Velenosa'.
Le descrizioni riportate sono quelle del Parco delle Dolomiti Bellunesi

Il sentiero protetto dove ci si immette nella spaccatura a sinistra. Qui il sentiero sale al sito archeologico.


L'accesso al 'Col del Busòn', sede del sito archeologico con scavi dal 1999 al 2011 si diparte per ripido sentierino (canalino ben battuto) dall'imbocco Sud della forra verso est.
Uno dei punti più stretti della forra con il 'biancone' reso liscio dall'acqua e dai ghiacci

Il cono detritico con le panche a mò di coro utilizzati per i concerti ed attrazioni turistiche


L'uscita dal Bus del Busòn sul versante nord

Ritaglio da una tabella del Parco delle Dolomiti Bellunesi alla fine della pista forestale ove risale il sentiero del Bus del Busòn, Dino Buzzati era un alpinista, giornalista e scrittore bellunese, il suo libro 'Il deserto dei Tartari' fu uno dei migliori suoi scritti.
Col del Busòn (Sito Pluristratificato)
BELLUNO, ca 3500 a.C. – ante 1400 d.C.
A seguito del fortuito ritrovamento di alcuni oggetti metallici attribuibili ad un periodo che va dall’età del Rame al Medioevo nel 1998, su un’altura prospiciente la forra del Bus del Buson nella Valle dell’Ardo in comune di Belluno, la Soprintendenza intraprese nel 1999 una serie di campagne archeologiche tese ad indagare la superficie del colle che si protrassero fino al 2011. Nel corso della pluriennale attività di indagine si è giunti a documentare una frequentazione del colle che a partire dalla fine del Neolitico e per tutta la successiva età del Rame ebbe la forma di un’occupazione permanente, e che per i successivi episodi collocabili al Bronzo Finale, all’età del Ferro ed al Medioevo fu probabilmente a carattere stagionale. L’alto morfologico su cui si trova il sito interrompe il digradare del versante della valle dell’Ardo ed è protetto sul lato est dallo strapiombo sulla forra del Bus del Buson e su quello ovest dalla ripidezza del versante. Fin dalle prime campagne si raccolsero centinaia di manufatti e strumenti di selce spesso di una qualità e di uno stato di conservazione eccezionali. All’interno dell’abitato si è rinvenuta l’intera catena operativa della lavorazione della selce: dalle fosse di cava al nucleo residuale sono documentate le fasi di prima sbozzatura dal blocchetto di selce ancora grezzo, la preparazione del nucleo, il distacco di lame e schegge e, all’occorrenza, il loro successivo ritocco. Notevole il rinvenimento di alcune schegge in cristallo di rocca (il cui centro di approvvigionamento più prossimo è da collocarsi presso le Alpi Aurine) e di alcuni blocchetti di ocra. Lo scavo ha permesso di recuperare preziose informazioni sulla vita di queste popolazioni: gli elementi di falcetto e le macine in pietra testimoniano l’importanza dell’attività agricola, mentre dall’esame dei resti ossei di pasto apprendiamo che gli animali domestici costituivano più dell’80% della carne mangiata e che tra questi la componente di ovicaprini era preponderante. Tuttavia le numerose punte di freccia rinvenute attestano ancora una certa importanza della caccia, soprattutto di cervidi. Le popolazioni tardo neolitiche ed eneolitiche insediate a Col del Buson dovevano quindi sfruttare appieno l’ambiente circostante per la pastorizia, l’allevamento e l’agricoltura e, in secondo luogo, anche per la caccia. Nell’area del sito sono poi state rinvenute strutture di abitato: data all’inizio dell’età eneolitica una capanna con una strutturazione di contenimento alla base del pendio su cui era stata edificata ed una zona di focolari ad essa associata. Il rinvenimento di una goccia di fusione fa poi presupporre la presenza di strutture per la lavorazione del metallo. Assieme ad una serie di pozzetti silos sono stati rinvenuti alcuni pozzetti ripostiglio contenenti manufatti in rame: nel più importante di questi due grandi asce (una trapezoidale, l’altra a occhio) erano state sepolte una sopra l’altra. Un’ultima struttura di notevole importanza è stata poi rinvenuta ai margini del pianoro, verso la forra del Bus del Buson: si tratta di un circolo di grandi pietre (forse un tumulo) ormai collassato ma che custodiva al suo interno una grossa fusaiola in terracotta e, colluviate lungo il versante una grande spirale e centinaia di vaghi di collana in rame. La vita dell’abitato termina col finire dell’età del Rame: le attestazioni successive si configurano come frequentazioni episodiche. Di età del Bronzo Finale è un rasoio di tipo “Croson di Bovolone”, all’età del Ferro si riferiscono alcuni manufatti in bronzo tra cui una laminetta decorata a punzone, mentre è un po’ più ricco il record di età medievale con coltelli e chiodi da riferire probabilmente ad una frequantazione stagionale da parte di pastori
Da: Catalogo generale dei Beni Culturali - 2015