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Strada degli Alpini - Piumovimento trekking dalle Dolomiti

(Sito parzialmente in costruzione)
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Strada degli Alpini

Dolomiti > Cortina-Cadore-Comelico > Comelico > Dolomiti Sesto


Anello per la Strada degli Alpini
 
Sentiero attrezzato (EE) Da Sesto per Rif. Carducci e rif. Zigsmondi-Comici
 
                                                                  Arrivo degli impianti ai Prati di Croda Rossa m. 1925

   Da sx la Cima 11 ed a dx il M.Popera, la cengia della strada degli alpini visti dal Piano di Cengio

 
Si tratta di una lunga escursione facilitata in parte dalla salita con funivia della Croda Rossa con 560 m. di sbalzo. Tutta su sentieri militari della grande guerra. La prima parte della salita porta nel canalone della Sentinella sino ad una quota di circa m.2600, poi una lunga traversata attrezzata per cengie ed una breve risalita alla forc. Giralba sino al Rif. Carducci.  Il ritorno avviene per il rif. Zigsmondi-Comici e la Val Fiscalina.
 
                                                  La prima parte del sentiero che aggira il Costone di Croda Rossa


Da sx, bassa, la forc.11 - la cima 11 ed il Popera a dx. - La strada degli Alpini sfrutta ghiaioni e cenge dalla forc.11 sino alla Busa di Dentro le cui ghiaie si intravedono in basso a dx


                   La Strada degli Alpini e la Via Fanton, una facile classica via (alpinistica) per Cima 11
 
Dalla Via Fiscalina (Bagni di S.Giuseppe) di Sesto si parcheggia presso l’impianto di Croda Rossa m.1360 c. La funivia compie uno sbalzo di 560 m. sino  a m. 1925 (rif. Rudi) presso i Prati di Croda Rossa. Si segue il sentiero CAI-100 in direzione ovest. Ad un bivio (segnaletica) a m.1900 c. si tralascia il sentiero che a dx cala a nord e si sale con media pendenza sino al Costone di Croda Rossa. Il sentiero lo aggira a m. 2000 c. e con qualche tornante porta ad un punto molto panoramico sulla Val Fiscalina, Croda dei Toni e verso ovest sul gruppo dei Tre Scarperi. Alla quota di m.2065 il percorso diviene comune con il sent. 124 proveniente dalla Val Fiscalina ed alla quota di m.2235 (Vallone della Sentinella) il tragitto volge decisamente a sud, risalendo a tornanti e poi sulla sx orografica il vallone ghiaioso di Forcella Undici già piuttosto ripido.


Il Vallone della Sentinella: in alto con puntini rossi il tragitto dei 'Mascabroni' (* vedi appendice) per la conquista del Passo. A dx la forcella 11 con il sentiero evidenziato a puntini gialli (si notano gli stretti tornanti sul ghiaione)

                                           Quasi arrivati a Forcella 11 a m. 2595 - molti resti di guerra e gallerie.


                              Le postazioni del 'Dito' così come le vedevano gli austriaci da Forcella 11.

 
Moltissimi resti di guerra austriaci (legname di baracche, grotte, lamiere, reticolati) si intravedono al di la del vallone sulle crode della sua dx orografica, appena sopra, (alla quota di m. 2700 c. ) scorre la strada degli alpini proveniente dal Passo della Sentinella. Si raggiunge la Forcella Undici (m.2595) tra bunker e grotte di guerra su ambo i lati. Qui si indossa l’attrezzatura da ferrata. Una salita (corda) pittosto ripida su roccette porta al raccordo con la Strada degli Alpini a m.2630 (segnaletica)  e da qui seguiremo sempre ad ovest il marcato tracciato sent. CAI-101.

                                                              Corde fisse continue sulla luna cengia sopra le Buse

                                                         classica foto del passaggio ingrottato della Busa di Fuori



Il largo sentiero era stato scavato su ghiaioni e rocce dagli Alpini nel primo conflitto mondiale e così è rimasto con qualche fune metallica in più. Esso in inverno scompare, travolto dalle slavine e valanghe che riempiono talvolta i canali con neve che rimane sino a settembre, quindi perenne.  Dopo aver attraversato sotto alla Cima Undici per ghiaioni, dall vallone chiamato Busa di Fuori  si percorrono le cengie su roccia provviste di funi metalliche, è bene essere sempre assicurati alle funi.
Si attraversa un tratto quasi in grotta, un canalone profondamente ingrottato anche con acqua.  Alfine la cengia termina e si entra nell’anfiteatro ghiaioso della Busa di Dentro,  sopra a noi maestoso il M.Popera (m.3046) con il suo nevaio perenne. Possiamo togliere i cordini, l’imbrago e casco.
 
Per raggiungere la forc. Giralba si prosegue seguendo i segni del sent. CAI-101 tagliando in salita de facili toccette sino a raccordarsi (m.2340) con il sent.CAI-103 per forc. Giralba (m.2430) e rif. Carducci (m.2297) . Questo si raggiunge con un breve saliscendi per la forcella con qualche torrnante.
 

 
NB: da questo ultimo bivio a m.2340 è possibile scendere direttamente in Val Fiscalina, con un risparmio di ore 1 circa.
 
                                                             Forcella Giralba m.2430 vista dalla Busa di Dentro

 
Il rifugio Carducci m.2297 a sx - al centro forc. Maria m.2383 - a dx Lago Nero m.2231

 
RITORNO
 
Si ripercorre il sent. CAI-103 superando la forc. Giralba e seguendo sempre il sentiero sino al sottostante rifugio Zigsmondi-Comici (m.2224). Il sentiero molto largo scende poi con tornanti, (in piccola parte attrezzato con grate di ferro e passamano) e porta a traversare il greto del torrente Sassovecchio, congiungersi con il sentiero CAI-102 proveniente dal Rif. A.Locatelli per poi arrivare al rif. Al Fondo Valle sino ai Piani di Fiscalina. Vi sono altre diramazioni del sentiero che portano a valle, ma il più consigliato è quello tradizionale cioò il CAI-103
 
Dal Park la strada conduce poi nuovamente a Sesto (5 km), vi sono servizi navetta per il rientro. L’ideale è avere due auto lasciandone una in Val Fiscalina.

    Il sentiero puntinato in giallo è più ripido di quello canonico (CAI-103) che si segue distintamente

Tempi di percorrenza:
dai Prati di Croda Rossa al rif. Carducci ore 5:30
Dal rif. Carducci al park di Val Fiscalina ore 2:30
Acqua scarsa e solo di fusione.
Dislivello complessivo m. 900 circa




 
(*)  L'assalto al Passo della Sentinella

 
Nel febbraio 1916, sul fronte dolomitico, ebbe inizio un'operazione militare delle truppe italiane, volta all'eliminazione di alcuni punti d'osservazione che guidavano il tiro dell'artiglieria austriaca, in particolare della dominante postazione della Croda Rossa.
 
Il cammino di avvicinamento alle postazioni nemiche, durato alcune settimane, fu reso possibile dalle "vie alpine" tracciate dall'irredentista trentino Italo Lunelli, che guidava una truppa particolarmente esperta di Alpini rocciatori. La spedizione culminò con un assalto combinato e a sorpresa che portò a conquistare il Passo della Sentinella, il 16 aprile 1916; un'azione divenuta leggendaria nell'immaginario popolare dell'epoca.
 
Nei fatti, i "Mascabroni" al comando del capitano Giovanni Sala, appostati a Cima Undici, si divisero in due gruppi e discesero per canaloni scarsamente sorvegliati, perché giudicati "impraticabili e suicidi" dal comando austriaco, cogliendo di sorpresa il presidio nemico, che fu quasi completamente fatto prigioniero, e tagliando le loro linee di comunicazione. L'operazione, costata solo 5 feriti, fu talmente silenziosa e ben riuscita che venne scoperta con tre ore di ritardo dagli austriaci, quando ormai il consolidamento delle postazioni italiane rendeva inutile il loro contrattacco.  
 Il Capitano Giovanni Sala scrive:

«I soldati che componevano le due Squadre furono da me denominati “i mascabroni”, che nel gergo di Cima Undici voleva dire gente rude, ardita, noncurante dei disagi e, se vogliamo, anche un po' strafottente al modo alpino, ma sempre generosa e pronta a dare in qualunque momento il proprio sangue per la Patria e per i compagni. È un nome che io davo a quei soldati che durante lo svolgimento della difficile impresa si dimostrarono i più arditi, i più tenaci nell'affrontare le difficoltà, pieni di fede nel successo, un po' “brontoloni”, ma in definitiva sempre di buon umore e sostanzialmente molto disciplinati; gente tutto cuore e tutta sostanza; poca forma, che molto spesso è ipocrisia. Gli Alpini, poi sono brontoloni di natura, non per indisciplina; bisogna conoscerli a fondo per poterli giudicare». (da Crode contro crode di Giovanni Sala, ediz. Cedam 1959).
 
 


 
 
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