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Mompiana-Medòn-Mariano - Piumovimento trekking dalle Dolomiti

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Mompiana-Medòn-Mariano

Dolomiti > Dolomiti bellunesi > Schiara Sud - Rui Frèt


Attorno al M.Terne (m.1794)


Il M.Terne (a dx i Pinei) in veste primaverile


NB: nel giugno 2016 è stato pubblicato il libro 'Montagna del Terne Toponimi' di Ermes Viel ed. Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali'. Vale la pena di consultarlo perchè attualmente è l'unica opera che descrive capillarmente con toponimi ed oronimi locali la zona del Terne. E' corredato di una carta topografica scala 1:5000 con riporto di sentieri finora inediti che svelano grande precisione dovuta a punti e  traccie GPS. Speriamo sia una pietra fissa per la futura cartografia che ci auguriamo migliori. Grazie ad esso ho potuto correggere molte imprecisioni di queste righe.


Ritaglio da: ERMES VIEL - Montagna del Terne Toponimi -2016 - Ist. bell. di ricerche sociali e culturali - Tip.Piave srl - BL - La carta 1:5000 molto dettagliata e precisa è curata da Claudio Scardanzan

 1856 - Carta del Seiffert: ritaglio zona del M.Terne, allora M.Palla, il sentiero risaliva ai pascoli sommitali dalla Val Medon, sembra dalla zona 'Strazìsa'


Una recensione della Val Medon e zone limitrofe  la troviamo sulla rivista 'Le Dolomiti Bellunesi' Natale 1990 curata da Sandro Mazzon con aspetti naturalistici di Michele Cassol e geologici di Cristina Busatta, con uno schizzo topografico di Fabio De Pellegrin sotto riportato.







  Anello per Forcella Mompiana (Monpiana)
  (traccia gratuita GPS disponibile sui link citati)

Un percorso ad anello molto panoramico sul gruppo del M.Schiara, Pelf e contrafforti nord del M.Serva attraverso la forcella Monpiana.(m.1614) per il sentiero CAI nr.506 sempre buono e ben tenuto.


                                              Traccia reale GPS riportata su IGM-25000



Il percorso inizia dal bar-ristorante 'Case Bortòt' (piazzale park) e segue inizialmente il sentiero n.501 per il rifugio 7°Alpini, tralasciando il primo bivio segnato per forc. Monpiana. Si prosegue per la mulattiera intagliata nella roccia superando una iscrizione ed un capitello. Duecento metri più avanti si abbandona la mulattiera che scende, seguendo a sx un sentiero che sale con moderata pendenza.(indicazione su albero).


                                  La Casera de I Pèz ed il mosaico del pavimento in legno


                                Da sx: M.Terne,  Pala Alta, F.Monpiana, Pala Bassa, Tiròn


                                    Forcella Monpiana vista in inverno salendo il M.Serva


              Il Zimòn de Terne con forc. Monpiana dalla Costa della Doga, a dx il Tiròn

Si risalgono alcuni tornanti e si perviene alla casera 'De i Pèz' (m.978) recentemente ristrutturata. (vale la pena di fermarsi per vedere come è stata riadattata, specie il pavimento...) ore 1.15
Dalla Casera si prende a sx-sud giungendo al raccordo con il snt. n.506 in località Col Foròngol (il sentiero perviene dal bivio precedentemente tralasciato). Seguendo la mulattiera sempre ben battuta e percorribile si perviene alla forcella Monpiana tra ampi prati di grande panorama. -ore 2,00 da cas. De i Pèz - Ad ovest della forcella vi è una grande grotta con ruderi di costruzioni, (sede del comando partigiano di zona durante l'ultimo conflitto mondiale) e da qui cala a tornanti il largo sentiero che, passando per i ruderi di Casera Col dei Bòs o Col dei Vedèi, conduce alle rovine della grande frana del M.Tiròn nel fondovalle. (ore 1 circa)


                                                     Forcella Monpiana verso il Tiròn


  Dai pressi di forc. Monpiana: da dx il canale di forc. Vièl, torr. Bianchèt, Terza Pala, quarta Pala


La casera sotto la grande caverna della forcella, rifugio partigiano durante il II° conflitto mondiale


                                                      Val Medòn verso la Forc. dei Tòr


     
  Val Medòn devastata dalla frana del M.Tiròn               La forc. Monpiana  La rovina del M.Tiròn

       
                  La frana del M.Tiròn fotografata dal M.Terne qualche giorno dopo il distacco

   
                                                             m. 854 (Cas. Colò)   

       
Cas. Scarpòtola m.718
A Scarpòtola tra l'altro è nato 'il Martorèl' del poeta Ugo Neri.....
    Ritaglio da: UGO NERI FRANCO FIABANE 'La Gusèla del Vescovà' ed. Lib. Mezzaterra 1985  
                     




Il sentiero supera i detriti e riprende sulla sinistra orografica ben largo, passando per i ruderi di cas. Colò (m.854), cas. Funès (m.837)  e quindi per case Scarpòtola m.812. Si passa proprio sotto alle caratteristiche roccie rosse della zona di Croda Toronda, Croda Rossa e ci si raccorda con la stradina che in breve riporta alle Case Bortòt.
(ore 1.15 dai detriti della frana del Tiròn)
Totale ore 5.30 - dislivello mt. 1040 - Sviluppo 12.7 km

Cartografia Tabacco 1:25000 Parco delle Dolomiti Bellunesi GPS-UTM
Cartografia Tabacco n.24 Prealpi e Dolomiti Bellunesi 1:25000 WGS84 GPS
Guida dei Sentieri dell'Alta Valle dell'Ardo - 1:7500 - Comitato frazionale Bolzano e Vezzano
Carta 1:5000 allegata a: ERMES VIEL- Montagna del Terne Toponimi -2016 - Ist. bell. di ricerche sociali e culturali -

Ritaglio della KriegsKarte del Von Zach 1798-1805. Si legge M.te Tiron, M.te Terni, Casera di Mompiano



                                           Cartografia  IGM-25000 del 1898




                                  Salita al Zimòn del Terne (m.1794)

Si tratta di una escursione per persone esperte di montagna ed allenate, in quanto oltre al dislivello di oltre un migliaio di metri, si tratta di percorrere un sentiero che dalla quota di m.1480 per un centinaio di metri è molto esposto sulle sottostanti ripide pale erbose. E' un sentiero segnato dal CAI che sulla parte alta offre un panorama stupendo su tutto il gruppo del M.Schiara. Con le nuvole la salita non ha senso se non per allenamento. Non dimenticatevi il binocolo come ho fatto io...


Ortofoto satellitare sovrapposta a IGM 1:25000  e traccia GPS andata-ritorno (si noti sdoppiamento da temperatura nella parte bassa del percorso (dalle ore 9.30 alle ore 14.30)




                          I Pinei ed il Gruppo della Schiara dal Zimòn del Terne

Avvicinamento: da Bolzano Bellunese in vista della chiesa si scende verso l'abitato di Giòz seguendo la rotabile asfaltata che sale poi ripida a Case Bortòt ove vi sono due aree di parcheggio, una asfaltata ed una sterrata più interna. Sopra al Park più interno una palestra di roccia. Poco pima del parcheggio vi è un bar-ristorante.


Dal parcheggio asfaltato (m.695 - tabellone del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi)  si diparte in salita una stradina verso ovest con segni CAI e tabella. E' la strada del Terne che dobbiamo salire.
Si oltrepassa un gruppo di case ove il fondo stradale è perfetto e si tralascia poi a m.770 la diramazione di sx verso ovest, procedendo per la strada in salita verso Nord-Est. Compiuti alcuni tornanti, dopo le liscie rocce della Lasta Bianca si perviene a q. 990 ad ampio tornante erboso della località Casèi (dove si diparte verso Nord una  mulattiera in piano per Cas. Fontana – Bortòt - Laronch). Una trentina di metri oltre il tornante a sx  si abbandona la strada per seguire (segni) una mulattiera con esemplare massicciata di contenimento che porta in breve al buon ricovero spartano del Casòt de Gòrio m.1045.

                            L'indicazione dei Casèi e la mulattiera che sale al Casòt de Gòrio
'La Velenosa' è una corsa in montagna ormai divenuta un classico bellunese

       Il Casòt de Gòrio ospita turisti tedeschi a dx una fioritura di primo settembre nel bosco

   
                         Passaggio In Zima Forche  e  disegni di roccia sulla Pala de i Tròi

Attraversando in leggera salita si perviene sulla costa (ora boscosa) del Pra de Terne dove il percorso risale a Nord la costa superando quello che resta del prato e infilandosi nuovamente nel bosco sino alla quota di m. 1180 (ruderi del Casòt de Mòndo Pavèi) dove prosegue ampio e lastricato verso ovest.
Raggiunta la costa si volge verso nord (con squarci sulla vegetazione che permettono foto verso il M.Talvena e la Cresta dei Tòr) sino a portarsi sul passaggio chiave (in zima Fòrche) m.1390 dove una corda fissa ben piazzata facilita il passaggio della cengia rocciosa che porta alla Pala de i Troi.
Questa pala è molto ripida ma il sentiero è ben tracciato e la risale con venti stretti tornanti. Alla fine traversa molto esposto e rimonta i prati a m.1550 c. giungendo con felice pendenza sulla cresta (Crimolèt) a m.1580 dove vi è già un buon panorama sulla Costa del Cavàl del m. Serva e sulla zona del Talvena-Tòr , Pala Alta -Bassa ad ovest.


                                       Le creste est del Zimòn del Terne ed i Sass de Cice

Ora si possono ammirare le grandi praterie dei Prà da Camp con colori che vanno dal verde, giallo ed addirittura rossiccio (settembre). Il sentiero ben battuto si sviluppa ora sempre sulla cresta (o sottocresta ad ovest), superando i Sass de Cice. Il Zimòn sembra sempre essere il colle davanti, ma poi c'è un altro colle e così via. Si perviene alfine da sud al Zimòn de Terne a m.1794 - Infisso ad un paletto il libro di vetta dove è possibile firmare la salita (anziché sui sassi...). Il panorama è stupendo e ripaga appieno la salta.


                                                    Pala Alta e Forc. Pala Bassa dal Zimòn


                                               Pala Alta, Bassa e M.Terne in inverno


             Pala Bassa e forc. Medon con la frana del Tiròn dal Zimon del Terne, a dx il libro di vetta


           Le Pale del Balcòn con il canalone Zanetti-Miari ed il prato dove è sito il biv. G.Sperti


                      Vista della costa ovest del M.Serva (Costa del Cavàl) con i Pradusei a nord.

I prati sommitali del M.terne


Una famigliola (tedeschi) raggiunge la vetta del Zimòn, non avrei mai pensato che potessero arrivare in cima, il piccolino sulla schiena del padre e la bambina di sei anni con le gonnelline... pimpante anche in vetta.

Ore tre circa per la salita, 1.30 per il ritorno escluse le soste.
Non vi è acqua sul percorso. Dislivello m.1100.
Cartografia:
Cartina del M.Terne 1:5000 allegata al libro 'Montagna del Terne Toponimi' di Ermes Viel , molto dettagliata e precisa, contiene tutti i sentieri del M.Terne non riportati nè su cartografia IGM nè su carte turistiche.

Tabacco 1:25000 - Parco delle Dolomiti Bellunesi




                                                     Anello per la Val Medòn   
                                      (traccia gratuita GPS disponibile sui link citati)

Anello per la Val Medòn sulle Dolomiti bellunesi: uno dei vari giri fuoriporta della città di Belluno, impegna per circa quattro ore in un ambiente un tempo ricco di popolazione e di attività ma ora quasi completamente abbandonato.
L'escursione inizia al ponte di quota m.478, prima della stradina che scende al Bar-ristorante 'Al Mulino'  parcheggio lateralmente a dx della strada asfaltata. Si ritorna indietro per la strada asfaltata circa duecento metri sino alla stradina con indicazioni per Val di Medòn sent. 506 inoltrandosi un Km per nella valle per stradina sino alla indicazione a sx (ovest) per località 'Le Pòlse'.

Bivio per le 'Pòlse' e stratiicazioni rocciose della sx Val Medòn che, erose, assomigliano a dei muri
(geologicamente  Flysch)

NB: Il flysch (voce dialettale della Svizzera tedesca che significa china scivolosa) è un complesso sedimentario,  depositato in ambiente sottomarino tramite meccanismi di deposito di tipo gravitativo: principalmente frane sottomarine e correnti di torbida (torbiditi).
Le torbiditi sono sedimenti sia terrigeni che carbonatici. Sono prodotte dalla deposizione ad opera di correnti ricche di materiale in sospensione e notevolmente più dense della massa d'acqua in cui si muovono.
Sotto la denominazione informale di Flysch sono comprese una serie di unità stratigrafiche databili al Cretaceo Superiore mediamente 70 milioni di anni fa.
Ogni evento torbiditico genera uno strato caratterizzato da una particolare successione e densità dello stesso. Talvolta essi appaiono verticali per il raddrzzamento degli strati inferiori dovuto alle spinte tettoniche.
Gli strati flysch sono generalmente ricchi di fossili che consentono la datazione degli eventi.
(Da Flysch: studi e pubblicazioni del geol. Gianni Viel - univ. Bologna)


Si sale per ottimo sentiero e quindi per stradina sterrata oltrepassando varie abitazioni con fontane sino a raccordarsi con la stradina che da Tovèna porta a Schiràda e La Fòssa. Il percorso è segnato con segni Giallo-blu. In Località La Fòssa, trenta metri dopo un capitello si prende verso est (destra) in leggera discesa tagliando diagonalmente la costa talvolta esposti sulla val di Medòn ma con sentiero sempre ben agibile. Si cala con un passo riadattato nella roccia sino ad oltrepassare il torrente Medon e ricongiungersi con una pista forestale che andrà seguita in leggera discesa per un centinaio di metri sino al bivio a sx per Cas. Funès.


  Un capitello artistico e la lapide a ricordo di due persone trucidate dai tedeschi nel 1944-1945


           L'abitato di La Fòssa (m.775)                                      Il sentiero scavato nella roccia

  
                                                         Casere Funès m.837

                    
                              Fèr d'Aràr m.830 (da: 'Montagna del Terne Toponimi' di Ermes Viel)

Si segue a nord in salita la mulattiera che porta molto larga sino alle Casere Funès ormai in abbandono ma che possono offrire ancora ottimo riparo. Si prosegue una ventina di metri oltre le costruzioni e si prende a dx (est-segnaletica) seguendo il sentiero che porta a ricongiungersi con il sent. n.506 proprio una ventina di metri sopra a caratteristici massi sporgenti - uno simile ad una enorme freccia ( Fèr d'Aràr). Aggirata la Costa de Sòt Scale si prosegue per largo sentiero segnato in leggera discesa sino al bivio (antrelùde) sito circa cento metri prima delle case Scarpòtola, dove si prende in salita a tornanti superando una dorsale e calando poi per buon sentiero sino al Bar Ristorante 'Case Bortòt'. Cinquanta metri sotto al Bar-Ristorante si abbandona la strada asfaltata e si segue a dx una stradina (fontana) che porta sino alla zona 'Filippi' dove si attraversa a sud-ovest (davanti o dietro le case) giungendo proprio sulla bellissima dorsale di Castèi dove un sentiero segnato e molto panoramico ci riporta alla strada asfaltata ed al parcheggio presso il ponte.
Dislivello complessivo m.660 ore 3.30-4.00 sviluppo 9 Km.
Cartografia: TABACCO -Il Parco delle Dolomiti bellunesi - 1:25000 GPS-UTM

NB: Ho trovato precisissima (sembra fatta con GPS) la piccola carta turistica locale
'Guida dei sentieri dell'alta Val dell'Ardo' 1:7500 edita dal Comitato Frazionale di
Bolzano e Vezzano reperibile presso gli esercizi pubblici locali.

   
L'òlt de la Val Medòn vista da monte (sx) e da valle (dx). Il percorso descritto non la attraversa ma la sfiora restando al di sopra di essa scendendo dalle Case di La Fòssa. L'acqua del torrente Medòn ha dissestato notevolmente la pista forestale lastricata che attraversa la stretta gola rendendola solamente pedonale e mettendo a nudo anche il tubo dell'acquedotto.



                                                        Etimologia del nome 'Terne'

Nell'opera ORONIMI BELLUNESI - Fondazione G.Angelini-Centro Studi sulla Montagna- Quaderno scientifico nr.2 - Maggio 1992 - l'etimologia dell'oronimo 'Terne' viene definita inspiegabile oppure di antico nomignolo.
De Nardin e Tomasi, nella loro opera nominata in calce, dissertando sull'origine dell'oronimo 'Piani Eterni' citano una fonte cartografica di Domenico Argenta (1790) che pone la 'Casara di Pian Nattern' proprio ove ora vi sono i Piani Eterni.   L'oronimo 'Terne' dovrebbe avere la stessa origine, cioè da nattern. In tedesco 'nattern' significa colubridi, rettili, serpenti. Con le varietà create da tutti i passaggi barbarici e le dominazioni francese ed austriaca che inevitabilmente hanno rimescolato le dizioni, lascio volentieri l'approfondimento dell'etimologia dell'oronimo agli studiosi di toponomastica ed antroponimìa. Alcuni nomi con suffisso simile sono Doerne (val Molin dei Frari), Maerne (cittadina veneta), Terne (frazione di Foligno)  


Ritaglio da: DOGLIONI PAOLO - 'Schegge di storia Bellunese' ed. Tarantola BL -2012




- Ritaglio da : TITO DE NARDIN, GIOVANNI TOMASI, I nomi dei luoghi della Conca Agordina. Agordo, Gosaldo, La Valle, Rivamonte,Taibon, Voltago-Frassenè. Etimologia e storia, Belluno, Nuovi Sentieri, 2011 pag.84 - Consulta Wikipedia alla voce 'Nattern'
 
    Zimòn del Terne due giorni dopo la frana del Tiròn a dx la salita per gli aerei Prà da Camp


Curiosità storica sull'esistenza del castello (castrum?)  di 'Medonte' della Val Medòn

Vi sono due libri degli storici nei primi anni del 1600  che scrivono sulla esistenza chi del 'Castrum' e chi del 'Castello' di Medonte ma sino ad ora nessun reperto archeologico dimostra che questa fortificazione sia mai esistita. Toglie ogni dubbio una missiva papale datata 18 Ottobre 1185, scritta in latino e firmata dal Papa Lucio III e da molti Cardinali e Vescovi dell'epoca che di fatto imponeva il potere temporale (decime) tra gli altri ai castrum di Castion, Zumelle, Agordo, Medone, S.Giorgio ecc. ecc.
Fuori discussione quindi che sia esistito, ma dove era posto?  
A questo proposito vi sono principalmente due ipotesi: la prima lo pone dove ora vi sono i 'Castei', tre colli dominanti i torrenti Ardo e Medòn, sarebbe stato un 'castrum' in legno e la distruzione dello stesso non avrebbe lasciato traccia.
La seconda ipotesi lo porrebbe costruito ove ora sorge la chiesa di Bolzano Bellunese, alto sulla dx orografica del torrente Medòn. Sarebbero stati utilizzati anche i ruderi del castello per edificare la chiesa ed ecco perchè non ne rimarrebbe più traccia, perlomeno in superficie.
Osservando il campanile della chiesa di Bolzano bellunese non si può non restare indifferenti alla sua imponenza ed alla sua dominante posizione, più consona ad una torre di guardia che ad una costruzione parrocchiale. L'altezza del campanile inoltre sembra sproporzionata rispetto a quella della chiesa.
I 'castrum' di era romana, così come i 'casteller' (es. Noal, poi Mirabel) nati originariamente come campi militari per soldati, difficilmente lasciano traccia perchè venivano cinti con pali di legno abbruciato, così anche le capanne e le torri, contrariamente alle costruzioni seguenti che erano in pietra. Nelle  vaste aree di questi insediamenti militari rimangono però tracce dei sentieri, spianate, opere per il trasporto dell'acqua, angoli per cucina in pietra,  massicciate di contenimento, canali per smaltire l'acqua piovana ecc. e la posizione stessa che possono essere buoni indizi di questo tipo di opere.
L'antica difesa di posizioni predominanti sui colli era costutuita primariamente dalla possibilità di rotolare giù pietre verso gli assedianti. Cumuli di petre (meglio se rotondeggianti) sovrastanti i sentieri o sul ciglio di erti pendii strategici sono indizio di questo tipo di difesa che in seguito ebbe il nome italiano di 'batterie di sassonia'. Oggi questi comuli di pietre sono spesso sottoterra ed assomigliano ai bordi dei più vecchi sentieri incassati nel terreno che ben conosciamo.

  




Ritaglio del più vecchio libro di storia bellunese redatto dal G.Piloni nel 1607 'Historia della Cividal di Belluno' (pag.9) - queste righe attengono a ragionamenti su fatti risalenti al periodo romano.


                      Il Colle dove si suppone doveva ergersi il castello (castrum?) di Medonte


                                  La zona dei Castei vista da satellite con carta tecnica regionale


 La confluenza del torrente Medon ed Ardo con il colle  'Castelli'  Kriegskarte di Anton Von Zach 1798-1805

         
    L' antichissima strada approntata proprio sul filo di cresta che da Filippi porta verso Castei


                                        (Historia della città di Belluno - G.Piloni pag.92)

Sopra, un elenco di castelli recenti e di Castrum molto più antichi ai quali l'Episcopo bellunese (18 ottobre anno 1185) con lettera scritta imponeva il potere temporale (offerta delle decime...) tra questi, evidenziato, anche il 'Castrum de Medone' al quale veniva data pari importanza con Zumelle, Castion, Agordo con Falcade ecc.

E' probabile che la fine del 'Castrum di Medone' sia avvenuta intorno al 1200 quando a Belluno vi fu una lunga guerra civile dapprima da parte del vescovo Gerardo dè Taccoli di Reggio (sino al 1197)  e poi dal vescovo Filippo da Padova proveniente da Pomposa nel ravennate, canonici bellunesi e guelfi  che andavano contro alcune famiglie nobili bellunesi, ghibellini e trevisani. I guelfi sostenitori del vescovo erano chiamati allora al genitivo anche 'philippi'.
Venne ribaltato nel torrente Ardo di Trichiana il castello di Casteldardo, distrutto mezzo castello di Zumelle, raso al suolo il Castello di Mirabello (Noal di Sedico), Landris, Cesana, Castelnovo (la Chiusa di Quero) ed altre dannificazioni puntualmente descritte in manoscritti dell'epoca ( F.Pellegrini, Vol.I - doc.161 pag.274)  che descrivono pure  le crudeltà di Gerardo dè Taccoli e di Ezzelino II nelle loro incursioni.
In quel periodo vennero bruciate le ville di Safforze, Visome, Mier, Castillone, castello Dollone, villa Pilona, Salcis  e  molte altri luoghi. '...per tutto era sangue e foco...' . Vi furono ogni sorta di atrocità da ambo le parti, il clero  non permetteva la sepoltura dei morti della fazione opposta.





                                                      Anello di Ponte Mariano
                                      (traccia gratuita GPS disponibile sui link citati)


                                             Discesa da Case Bortòt al Ponte della Mortìs

 
Gli imbocchi noed (sx) e Sud (dx) della galleria lunga circa 400 mt. scavata assieme alla strada alla fine  degli anni '60 per consentire il passaggio del  tubo dell'acquedotto proveniente dal Pis Pilòn (M.Schiara).


Un percorso ad anello che si presta bene anche ad allenamenti di corsa in montagna.
Il tragitto è sempre su ampi sentieri e piste forestali ed è adatto a tutti.
Ho effettuato queto anello parcheggiando l'auto al bivio per il Vaus sulla strada asfaltata del Col di Roanza.
Dapprima si sale per strada asfaltata sino al bivio a m.803 dove si segue la pista forestale a sx . La  pista forestale lascia a dx le caserette di Colturella, supera un punto panoramico (panchina) ed attraversa anche 400 metri di galleria con aperture laterali che offrono una certa visibilità nell'attraversamento. Una discesa con undici tornanti sempre per pista forestale porta giù al Ponte Mariano e quindi una larga mulattiera (preziosa acqua sulla fontanella di Beniamino) fa giungere alla località Case Bortòt (a Case Bortòt Bar-Ristorante)

NB: i 'Mariani' erano una generazione di pastori che stagionalmente pascolavano il gregge al 'Pis Pilòn'- L'ultimo di essi era Gelindo Guardiano detto 'Mariano' la cui abitazione era nei pressi, appunto, del ponte Mariano.


                        Nei pressi del Ponte Mariano, la passerella di attraversamento del Rui Frèt


                L'utilissima fontanella costruita da Beniamino e amici nei pressi di ponte Mariano


   L' iscrizione 'alla memoria del soldato caduto per la patria' e pochi passi più avanti un altarino.
La scalpellatura e data dell'iscrizione, fatta in più giorni,  non ha ricordo presso la popolazione locale.   
Piero Rossi attribuisce la lapide al ricordo di un alpino caduto sul posto nella costruzione della strada per il Pis Pilon ove vi era un campo di addestramento degli Alpini del 7°.
Si ricorda la morte del soldato aviatore Arturo dell'Oro avvenuta sui cieli del M.Pelf (Alpe Palazza) il 1 Settembre 1917 assiieme ai due aviatori nemici che caddero assieme a lui.
Per questo sentiero passarono anche nel Novembre 1917, sganciandosi dalla battaglia di Longarone, molte centinaia di soldati italiani e muli provenienti da Cajada.   

Si scende quindi per mulattiera all'abitato di Viàl ed all'orrido del Ponte della Mortìs (ponte recente in cemento, sopra ad  una gola rocciosa larga una decina di metri e profonda circa quaranta) e si risale nuovamente il Col di Roanza seguendo il largo sentiero che si congiunge a m.733 con la  pista forestale che andrà seguita verso sud sino a raccordarsi con la rotabile asfaltata.

Circa tre-quattro ore per il percorso con dodici Km di sviluppo.






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