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Ferrate della S'ciara - Piumovimento trekking dalle Dolomiti

(Sito parzialmente in costruzione)
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Ferrate della S'ciara

Dolomiti > Dolomiti bellunesi > Schiara Sud - Rui Frèt



ATTENZIONE: all'agosto 2023 un distacco di roccia dal 'testòn' della S'ciara HA RESO PERICOLOSE le ferrate del Marmol (Piero Rossi) e la cengia della ferrata Zacchi-Olivotto per rischio di altri distacchi.

Il transito dell'Alta Via n.1 pertanto dovrà essere modificato con la discesa al Rif. Furio Bianchèt e lo scavalcamento del gruppo delle Pale del Balcon per uno dei percorsi indicati dal gestore.  Anche la discesa per il Canal del Marmol, oltre alla verticalità e tratti ghiacciati, è storicamente sconsigliata per la continua caduta di pietre dal M.Pelf.


La foto è tratta dalla ripresa di Fabrizio e Chiara, gestori del Rifugio 7° Alpini, come si vede la zona del rifugio è perfettamente agibile.





 Le vie ferrate del gruppo del M.Schiara

Gianangelo Sperti -  Luigi Zacchi - Antonio Berti - Piero Rossi -  Marino Mariano
                                               

  
Ritaglio da: 'S'ciara de Oro' Schizzo di Piero Rossi 1964 - Mi sono permesso di aggiungere in rosso la Ferrata 'Marino Guardiano' (postuma anni '80) che dalla Forc. del Marmol sale per la costa nord la vetta del M.Pelf. Ho aggiunto la dizione 'Troi de Panza' vicino alla originale 'Troi del Can'. Il 'sentiero' nr.514 per il Canàl del Màrmol non è più aginile causa sia la riduzione della lingua di ghiaccio e neve che vi era un tempo sia le continue scariche di pietre dal M.Pelf.


                                                                         Ferrata Zacchi
                                                        (Originariamene Via Zacchi - Olivotto)

Venne attrezzata nel 1952 (un anno dopo la costruzione del rif. 7° Alpini) dai militari del 7° regg. Alpiini di Belluno  L' aiutante di battaglia Lauri ed i suoi rocciatori (un personaggio che meriterebbe un libro di aneddoti) ne curarono anche  le successive manutenzioni.
(Ritaglio da 'La S'ciàra de Oro' di Piero Rossii


Avvicinamento:
Dal rif. 7° Alpini si seguono le indicazioni per ferrata Zacchi e Piero Rossi (Marmol) seguendo il sentiero che risale verso nord tutto il colle  boscoso che porta con un dislivello di m.280 in circa tre quarti d'ora sulla dx del Portòn (m.1675) dove si indossa l'attrezzatura. (imbrago con due moschettoni – guanti – casco)
NB: L'artista Franco Fabiane di Belluno (1937-2015) ci ha lasciato un'affresco alla base del Portòn, è un'opera che ha richiesto del tempo, data l'ubicazione e la costruzione di una impalcatura (poi rimossa).






La Lapide della Brigata Alpina 'Cadore' all'attacco della ferrata L.Zacchi

 
     Il primo aereo passaggio sopra il Portòn                      Gusèla del Vescovà un tempo Pònta de Prièta

       
La traversata attrezzata della Cengia Zacchi verso la Gusèla  (Luciano e Gian Garzotto)



Sul camino Ovest del 'Portòn' all'attacco della via Sperti-Viel vi è la lapide commemorativa di Francesco Agnoli, caduto su questa via nell'Agosto 1943. A sx la targa ed il camino Arban del torrione Agnoli.


Dall'attacco sito sulla dx del Portòn, diagonalmente seguendo la corda fissa si entra nel buio camino soprastante dal quale si esce per cengia verso l'esterno sino alle scalette verticali. Risalite le scalette su parete verticale ed esposta si scavalca la dorsale pervenendo al bivio (indicazioni) con la ferrata del Màrmol. (Questo primo passaggio aereo ed esposto può essere considerato un test per il proseguimento dell'intera via ferrata).
Si prosegue a sx risalendo un camino verticale e piccole paretine all'interno del canale non visibile dal rifugio. Si esce sulla cosiddetta 'spalla' a m.2025 con bel panorama. (spazioso ed ottimo punto di sosta)
Dalla spalla si prosegue per ottima roccia pressochè sul filo di cresta e poi per facile canalino in arrampicata libera (1°-2°) sino alla corda fissa con staffe metalliche che ci faranno passare esposti oltre un camino con un passaggio orrizzontale spettacolare e comincia così la famosa 'diagonale' della ferrata Zacchi.
Continua il  tratto della 'diagonale', esposto, verticale, ancora più spettacolare dei precedenti ma sicuro per l'abbondanza di attrezzatura. Si risalgono più scalette verticali uscendo alfine sulla cengia Zacchi, una cengia rocciosa ed erbosa che taglia discontinua la parete sud del M.Schiara alla quota di circa 2300 metri. Dapprima salendo e quindi attraversando verso ovest  per la cengia si oltrepassa un altro passaggio da ricordare  su infissi metallici, forte esposizione e sfondo la Gusèla del Vescovà, poi le difficoltà finiscono. Superato un punto dove cola qualche goccia di acqua ed il bivio per la ferrata A.Berti che porta in vetta al M.Schiara,   si perviene al biv. Dalla Bernardina sito a m.2320.
NB: cola acqua qualche metro sotto al biv. verso la forc. della Gusèla.

Dal rif. 7° Alpini circa ore 3
dislivello 800m. totali di cui m.500 su buona roccia


                                       Via Ferrata A.Berti alla Cima del M.Schiara (m.2565)

La via originale ufficiale è dello stesso Antonio Berti con i fratelli Carugati nel giugno del 1909, venne effettuata in discesa dalla cima del M.Schiara, ma forse già nel sett. 1878 fu lo stesso C.Tomè e Gottfried Merzbacher (primi salitori del M.Schiara) a percorrere questa via '...e furono ai piedi della Gusella.' (Relaz. O.Brentari in: OTTONE BRENTARI - Guida storico-alpina di Belluno-Feltre Primiero-Agordo-Zoldo -  1887)

Dal Bivacco Dlla Bernardina si attraversa verso est in direzione della Cengia Zacchi per una trentina di metri sino al bivio per la Cima Schiara e Biv. S.Bocco. Si inverte il cammino seguendo la cengia diagonale sotto a rocce strapiombanti  che si percorre sino alla fine ove essa diviene fessura verticale. Su diritti per la fessura ove una scaletta verticale obbliga ad acrobazie se si porta uno zaino ingombrante. Superato lo stretto camino  si seguono  caminetti attrezzati, ancora una scaletta  ed un tratto aereo su spigolo con alcune staffe metalliche.
(questo tratto attrezzato è stato ulteriormente migliorato da Arturo Valt nel 1966 -  gestiva il Rif. 7° Alpini) Salendo per roccette si giunge alla ghiaiosa vetta del M.Schiara. (libro di vetta presso la croce abbattuta)

La via ferrata prosegue per l'affilata cresta Est del M.Schiara attrezzata con funi metalliche senza particolari difficoltà sino al biv. S.Bocco sito a sud sotto lo spallone Est alla quota di m.2266 circa.
E' del tipo 'Fondazione Berti' con possibilità di ricovero per nove persone. Il biv. è stato dedicato a Sandro Bocco e Marco Zago, quest'ultimo un tecnico del Soccorso Alpino perito nell'incidente dell'elisoccorso (Falco) alle pendici del M.Cristallo a Cortina d'Ampezzo. E' di proprietà del CAI di Dolo (VE)

Il tempo di percorrenza è di circa un'ora per la vetta ed un'ora e mezza per il Biv. S.Bocco.
Acqua: la si trova a dieci minuti dal Biv. verso nord (forc. del Marmol) all'attacco delle roccette che portanno al bivacco per sentiero segnato.
(Ritaglio da 'La S'ciàra de Oro' di Piero Rossi)



  
Vetta con la vecchia croce della Schiara (Luciano Garzotto)

 
La crestina est della Schiara verso forc. del Marmol (Luciano Garzotto) ed una delle prime invernali delle creste  1969 -Armando Sitta, Gino Lotto, Ernesto Lotto, Gian Garzotto, Walter Bellinazzi)




        Il sentiero alpinistico (ferrata) Gianangelo Sperti

Da sin: 4°Pala, 3°Pala, Forc. Viel, 2° Pala - Il tracciato serpeggia tra i canalini che salgono verso Forc. Viel

Il sentiero alpinistico intitolato a Gianangelo Sperti è stata tracciato e costruito dagli alpinisti bellunesi nel 1963, gran parte del lavoro è stato attuato anche da Arturo Valt (allora gestore del rifugio 7° Alpini) che negli anni successivi ha anche curato la migliorìa  delle corde fisse nel tratto Biv. Dalla Bernardina - Cima Schiara (Ferrata Antonio Berti).
Questo itinerario è stato chiamato sentiero alpinistico perchè comparato alla ferrata Luigi Zacchi (unica esistente al 1963) presenta buoni tratti di cammino su terreno roccioso ed è privo di quella esposizione e verticalità che definiscono la 'Zacchi' una delle più spettacolari delle Dolomiti. L'anello di salita per la Ferrata 'Zacchi con ritorno per la 'Sperti' (si torna sempre per la più facile)  è un classico dolomitico.


Il bivio per Forc.Oderz e ferrata G.Sperti  e l'attacco della via ferrata

ATTENZIONE: la via attrezzata 'G.Sperti' è spesso dismessa ed inagibile  per le continue rotture delle funi metalliche e chiodi spiantati: telefonare al Gestore del rif. 7° prima di programmare le escursioni.


La traccia gialla sino all'attacco della ferrata Sperti, in rosso la prosecuzione su roccia.
Dal canalone di Forc. Viel sino alla Gusèla il percorso non è visibile e scorre a nord delle Pale.

   
                  Al biv. Sperti nel 1964 -  il casco con picozzino e le foto scattatemi sono di Piero Rossi.
A dx di Forc. Viel sullo spigolone di mezzo della IIa Pala sale una via di Piero Rossi (3°,4°) considerata assieme alla salita della Gusèla una classica del M.Schiara.
          
    
  In azzurro la cengia da percorrere per fare rifornimento di acqua nel canalone


Le crode della Seconda Pala viste dal Bivacco Sperti

Dietro al rif. 7° Alpini (m. 1498) si segue il sentiero segnato con indicazioni per 'Sentiero attrezzato Gianangelo Sperti' che, oltrepassata la valletta ad ovest del rifugio, si arrampica in salita in corrispondenza del bivio per for. Oderz (sent. nr.505)  che si lascia a dx. Dopo alcuni tornanti in mezzo alle mughe si scende per corda fissa in  un canalino che fornisce sempre acqua a m.1605. Si risale il labbro sud della valletta per mughe su sentierino ripido ma ben battuto per 200 m. sino alla cengia erbosa di m. 1820 dove è preferibile indossare l'imbrago. (siamo sotto alle rocce che calano dal Bivacco Sperti) si attraversa la cengia verso nord e poi si sale per un canalino aiutandosi con le staffe di ferro e le corde fisse che sono piazzate sempre nei posti giusti. Effettuata una traversata verso sud si sale un canalino attrezzato con corda dove la natura ha aperto due finestre di roccia che si prestano a cornici per ottime foto sulla val dell'Ardo e Belluno.  Poi un ulteriore canalino attrezzato porta sul prato mugoso dove è sito il Biv. G.Sperti. (m.2005) ore 1.45 circa

 
Il M.Serva , Pradusei, I Ronch da una delle due finestre di roccia.

(Ritaglio da 'La S'ciàra de Oro' di Piero Rossi)



NB: Il Bivacco è stato donato da Iris Baldi delle Rose, inaugurato nell'anno 1964 ed intitolato ad Iris Baldi delle Rose e Gianangelo Sperti. Dispone di sei cuccette con coperte, tavolo, sgabelli. L'acqua si può trovare (attenzione!) aggirando in quota a S.ovest il prato e per cengia sino al canalone ove cola acqua dalle crode o dalla lingua di neve nella prima estate.


Si sale il sentierino per il prato dietro al rifugio e si risalgono le balze di roccia attrezzate che che portano ai piedi dello spigolo sud della Prima Pala.


NB: una lapide dedicata a Piero Pavei che è stato mio  amico e compagno di cordata, assieme a quella dell'inseparabile amico di croda 'Poldo' Paolo Fistarol, sono site vicino al luogo dove, con una teleferica improvvisata, trasportammo Piero dalla torrione F.Bianchèt dove era caduto, sino a quella spalla soprastante il bivacco Sperti. Il tutto avvenne in completo silenzio ed a denti stretti dal dolore. Con Piero, nel 1971 aprimmo una via nuova sullo spigolo est della Terza Pala del Balcòn.

Attraversato il canalone trea Prima e Seconda Pala a m. 2085 circa si aggirano le rocce per cengia e si risale il canale di Forc. Viel. A sx il Torrione Furio Bianchèt e la Terza Pala, a dx la parete sud della seconda pala con le vie classiche di salita. Superato un tunnel naturale formato d un macigno incastrato si giunge vicinissimi a Forc. Viel. (a dx del tunnel, in alto nicchia quadrata che è l'attacco dello spigolo Rossi della 2a Pala)  

NB: Si perviene alla testata del canalone (circa m.2200) che è chiuso da Forc.Viel. La forcella recentemente è stata attrezzata con fune metallica, (originariamente un camino di roccia nera e bagnata di III grado) che permette di scavalcare lo spartiacque e porta ai ghiaioni del Van del Burèl  traversando ad Ovest ed alla forcella del Balcòn scendendo a Nord. Dal culmine di forc. Viel  (m.2250 c.) è possibile riprendere la ferrata Sperti evitando il canalone e le scale metalliche spesso ingombre di neve anche ad estate inoltrata.

Dal bivio di canaluni a quota 2200 c. il percorso della via ferrata Sperti  gira nel canalone a dx - Nord-Est, dietro alla seconda Pala del Balcòn, (in ombra, possibilità di nevaio) giungendo sotto alle rocce attrezzate con tratto verticale (scalette metalliche). Risalite le scalette si giunge a Forc. Sperti (m.2270), con panorama sul Van del Buràl, M.Coro e Cime del Balcòn.
Ora si cammina, le verticalità sono finite. Il tracciato scavalca una forcellina, compie qualche piccolo saliscendi e passa, a tratti,  attrezzato con corde fisse, ad ovest della seconda Pala e dietro la Prima Pala a m.2320 sino a rasentare la parete sud del Nasòn a m.2335. La Gusèla del Vescovà ci appare dinnanzi, il tracciato passa ad ovest della stessa e cala alla Forc. della Gusèla m.2290, ( bivio per rif. F.Bianchèt ad Ovest) Si sale per roccette segnate al Biv. Dalla Bernardina a m.2325. ore 2 dal bivacco G.Sperti
Dal Bivacco Dalla Bernardina volgendo per sentierino ad est si possono seguire le ferrate 'Berti' per la Cima Schiara e 'Zacchi' per il Rif. 7° Alpini e ferr. 'Piero Rossi'.


Gian Garzotto e Gianni Giordani al vecchio Bivacco Sperti nel 1969


       Al vecchio Biv. G.Sperti nei primi anni '70: Ivana, Lucia e Franco


27 Giugno 2021 - Rimosso il vecchio bivacco rimane la gettata di cemento che sarà la base del nuovo bivacco più performante del precedente, posizionato con elicottero il 7 Luglio 2021. (foto bivacco da web)


Lo stesso paesaggio con e senza il bivacco G.Sperti elitrasportato nel luglio 2021

  
           primavera  1966 - con Gianni Giordani per la ferrata G.Sperti




Ferrata del Màrmol  'Piero Rossi'
 (Via originale Antonio Sperti-Gioacchino Viel 'Chino')

 
Piero Rossi (1930-1983) autobiografia del 1977 (da La S'ciàra de Oro)


Il Biv. Zago-Bocco dallo spallone est del M.Schiara

 

Trasporto con elicottero del nuovo bivacco dalla Val Cordevole, inaugurato nel 2013, proprietà della Sezione Cai di Dolo. E' dedicato a Sandro Bocco - cap. 7°Regg. Alpini caduto nel 1967 durante un’esercitazione in Comelico sul M.Rinaldo, ed a Marco Zago CNSA Belluno scomparso nell' incidente dell’elicottero 'Falco' del SUEM - Rio Gere il 22 agosto 2009.



      autoscatto al vecchio Bivacco S.Bocco sito sulla dorsale est del M.Schiara (Gian e Luciano Garzotto)




Il Bivacco del Màrmol domina la costa che conduce alla sommità del Torrione F.Agnoli al centro


     
La ferrata originariamente via Sperti-Viel  e nominata poi 'del Màrmol' e quindi dedicata a Piero Rossi, è stata realizzata dal CAI di Belluno -1965 - da Arturo Valt allora gestore del Rif. 7° Alpini assieme agli Alpini del 7° con a capo l'Aiutante di Battaglia Lauri

La prima parte della ferrata, la più impegnativa, è comune alla ferrata 'Zacchi'per la Gusèla del Vescovà.
Dal rifugio 7° Alpini (m.1498) si sale il colle boscoso che porta al 'Portòn', grande portale roccioso ove vi è anche un affresco di Franco Fabiane. ( m.1770 - tre quarti d'ora circa)
Si attacca diagonalmente per corda fissa ed entrati in un caminetto, pioli e scaletta conducono ad una cengia molto  incassata tra le roccie. Si segue la cengia verso sud per corda fissa  fino al bordo esterno della stessa.
Si salgono una serie di scalette molto esposte (corda fissa) soprastanti il 'Portòn' sino a scavalcare la costa di baranci sino ad un bivio. In salita si prosegue per la ferrata 'Zacchi' mentre diritti si prosegue per la ferrata 'Piero Rossi'. (m.1860 c.) Il percorso ora , facilitato dalle corde fisse cala nello stretto vallone delimitato a sud dalla spalla ove sale la ferrata Zacchi e qui sotto in giugno è facile trovare neve ed il passaggio  dovrebbe essere fatto con corda di sicurezza.


Il tracciato sfrutta ora cengiette e canalini talvolta provvisti di corda fissa e risale con difficoltà minime tutta la parete sud diagonalmente, tenendosi alto sopra i torrioni Andrich, Comunello ed Agnoli. All'uscita dell'ultimo canalino provvisto di corda fissa un sentierino porta sino al bivacco Zago-Bocco sito a m. 2266 c.
ore 2.30-3  circa dal rifugio 7°Alpini.
Il bivacco è del tipo a semibotte, 8 posti letto con coperte e tavolo. Per l'acqua bisogna scavalcare la dorsale sino alla Forcella del Marmol e scendere una trentina di metri sino ad una goccia che riempie un piccolo recipiente. Il perditempo è di circa 20 minuti.
Dal Bivacco per la vetta del M.Schiara (facile ed attrezzato in cresta) ci vuole cica 1 ora.
Per scendere al rif. F.Bianchèt (traccie segnate e poi sentiero) ci vogliono circa 1.45 ore

NA: un aneddoto che farebbe sicuramente ridere Piero Rossi:  nella primavera dell' '85 il soccorso alpino intervenne perchè una persona era scivolata dalla spalla della ferrata Zacchi ed era sparita nell'orrido canalone pieno di neve. Mentre un amico rimaneva sul posto, l'altro era sceso a Case Bortòt dando l'allarme. Quando arrivammo a piedi (non c'era l'elicottero Agusta Bell 205 per il maltempo) al bivacco invernale del rifugio, trovammo due persone una delle quali era lo scomparso in stato di shock, contuso, ammaccato dappertutto ma senza fratture. Durante il trasporto in barella verso valle alcuni di noi sostenevano che, per non essersi fatto niente avendo pur fatto un gran volo ed un buco di  molti metri nella neve, aveva avuto  (diciamo così...) una  'fortuna della Madonna..' ed egli per contro diceva di un miracolo. Avanti così per qualche battuta con le nostre convinzioni,  alla fine  l'infortunato ci confidò di essere un prete e quindi di propendere per il miracolo... a quel punto per rispetto finirono per incanto tutti gli improperi e moccoli dovuti alla fatica del trasporto.... (...ma c'era qualcuno che avrebbe voluto farlo scendere a piedi...)

PS: I modi di dire  o di inveire con oggetto la 'madonna'  sembra siano ascrivibili alla moneta di rame coniata dal Papa Pio VI  dal 1897  che valeva ben cinque bajocchi e che ebbe grande diffusione in Europa. Essa era chiamata madonna  per l'effigie battuta su una delle superfici.

                                                      

                                                          -Il "TROI DELA MOLA"-

Antico percorso dei cacciatori bellunesi.
          Percorso alpinistico attrezzato dal rif. 7° Alpini verso la Casera Medassa per le Pale della Mòla
Questo tratto attrezzato è soggetto ogni inverno a slavine che inevitabilmente lo danneggiano, si consiglia di percorrerlo con corda nello zaino per una eventuale assicurazione e progressione alpinistica.
          


                          Il tragitto del Tròi dela Mòla così come era attrezzato negli anni '70




                Dalla cresta delle Pale della Mola i prati di accesso al Troi della Mola dalla Val di Roldo

Dal rif. 7° Alpini a mt.1498 si segue il sentiero nr.505 per
forcella Pis Pilon che si diparte diagonalmente dietro al
Biv. S.Lussato (Ricovero invernale del Rifugio) passando
rasente ad un roccione e puntando verso il canalone che porta
alla forcella Pis Pilon, verso nord-est.
Superato un rivo si rimonta un colle con stretti tornanti e
per roccette ci si immette alti nel canalone che si raggiunge
con un breve tratto in discesa.
Appena giunti sulle ghiaie del canalone, lo si attraversa
completamente verso sud abbandonando la traccia del sentiero
che sale alla forcella.
Si sale un facile passo su roccette e si perviene ad una
stretta cengia ghiaiosa (corda metallica che si segue per una
cinquantina di metri verso sud.

NB: la corda era stata fissata originariamente negli anni '70
da un gruppo di appassionati del CAI di Belluno, (Armando
Sitta, Ruggero Da Rold (Gero), Gino Lotto, Ernesto Lotto,
Gian Garzotto, Paolo Fistarol (Poldo), Renzo De Moliner (Trut) ecc.
La friabilita' della roccia e la caduta di neve dall'alto
lasciano pero' presumere che l'attrezzatura non durera'
a lungo, a meno che non vengano fatti ulteriori lavori di fissaggio.
Questa cengia in assenza di corda e' percorribile tenendo
presente che essa e' molto esposta e stretta e quindi e'
consigliabile una progressione in sicurezza.
La cengia non e' rettilinea ma si sviluppa a mezzaluna,
quindi la corda metallica rimane un po' lasca nel mezzo.
Alla fine della cengia si sale su diritti per un canalino
roccioso in mezzo ai baranci dove e' stata fissata una
ulteriore corda fissa con buoni ancoraggi. La salita per la
corda fissa e' di circa una trentina di metri e porta ad un
sito barancioso dal quale salendo diagonalmente verso sud si
perviene (circa 100 metri) al pulpito molto panoramico che
sovrasta il rifugio 7ø Alpini ben visibile in basso.
(Tutta la parte attrezzata e' ben visibile dal rifugio)
Dal pulpito un sentierino dapprima esile poi molto largo
attraversa il piccolo anfiteatro roccioso tenendosi
sottocroda sino alle creste della Mola, punto piu' alto della traversata. (mt.1710)
Si seguono le creste tenendosi sotto ad esse di qualche metro
sul versante est per circa duecento metri verso sud e poi si
segue una buona traccia di sentiero che raggiunto un pulpito
erboso a quota 1630 mt. ritorna in direzione est tagliando
la costa e raggiungendo il sentiero 511 che sale alla forc.
Pis Pilon dalla Medassa giusto sotto le crode. (segnaletica
CAI).mt 1540. Seguendo il sentiero 511 si perviene alla Casera
Medassa scendendo per circa 10 minuti.

Per chi intendesse effettuare la traversata proveniendo dalla
casera Medassa, si tenga presente che bisogna giungere al
grande prato (ortiche e lamponi) ove vi e' un grande masso
cubico, risalitolo sulla sx, il sentiero punta verso le crode
e sotto ad esse compie uno stretto tornante verso nord.
(Segnaletica su palo purtroppo divelta) mt.1540
Al tornante c'e'il bivio. Per il troi della Mola si prosegue
diritti sottocroda verso le creste delle Pale della Mola, in direzione ovest.
Dal Rif.7° Alpini al Biv.Casera Medassa ore 1.30
Dislivello circa 200 mt. in salita
(Appunti del 1971- quote rilevate con altimetro barometrico stessi anni)

NB: consiglio di telefonare  sempre al rif. 7° Alpini per conoscere le
      condizioni del sentiero attrezzato annualmente soggetto a slavine
Dal Biv. Casera Medassa al Rif. 7øAlpini ore 2 - Dislivello circa 350 mt. in salita.





                                                Ferrata Marino Guardiano
Dalla forc. del Marmol alla cima del M.Pelf


Ritaglio foto da: IL PONTE DI MARIANO 'Comitato Frazionale per la gestione degli Usi Civici delle frazioni di Bolzano e Vezzano' a cura di Daniela De Donà


Uno splendido raccordo dal M.Schiara al M.Pelf dalla Forc. del Marmol che permette un giro completo ed estremamente panoramico  del comprensorio del M.Schiara. E' intitolata a Marino Guardiano, un nostro amico che ci ha lasciato in quegli anni. Il Tracciato ricalca una via di Ruggero ed Adelio Da Rold con  Marino Guardiano fatta in anni precedenti. E' stata allestita dagli alpinisti bellunesi in particolare Ruggero Da Rold ed Armando Sitta.  Essa sale diagonalmente (corda fissa - due punti da tenersi duri...) verso NNE superando la fascia di rocce che porta alla cresta Nord del M.Pelf percorribile poi con qualche passaggio attrezzato ma senza difficoltà sino alla croce di vetta. La discesa poi viene fatta per il normale sentierino segnato  del M. Pelf che rasenta la forc. Caneva e per la Val di Roldo porta alla forc. Pis Pilòn. Non ha senso effettuare questa salita con nebbia nè tantomeno con temporali incombenti.
  
         
   
                                   All'attacco della ferrata presso la forcella del Màrmol a m.2265

             
           Marino Guardiano               Le cresta ovest del M.Pelf             Croce in vetta al M.Pelf m.2507 CTR

NA: quella corda che è stata fissata all'inizio della ferrata aveva un peso concentrato di oltre 50 kg. Ricordo che procedevo su per la ferrata del Marmol con due corde di sicura davanti, non ho mai portato un carico così e mentre salivo pensavo a quei disgraziati alpini che salivano su per le crode con bocche di artiglieria sulla schiena. Alla fine ho sfondato il mio zaino ma la corda di acciaio tra una schiena e l'altra è arrivata su...



                                                     Troi dei Scalèt
                                              (Passaggio per sentiero attrezzato)

Si tratta del vecchio sentiero della sx orografica della Val dell'Ardo (antecedente alla costruzione della strada con galleria di 400 m. che scende a tornanti verso  Ponte Mariano). Un tempo, quando le casere a 'Pian de Scala' (a sudest di Ponte Mariano) non erano ancora ruderi, il ripidissimo costone di roccia di circa cinquanta metri era attrezzato con uno 'scalòn' in legno, verticale e discontinuo, anche con ripari laterali in legno. Era chiamato 'Troi dei Scalèt' (sentiero delle scalette). Successivamente alla rottura dei pioli di legno era stato aggiunto come ulteriore sicurezza un grosso fil di ferro e solo negli anni '80 si è attrezzato il passaggio come una via ferrata, anche con lavori di scavo ('pala e pìc').  Le indicazioni sono state divelte.  Conviene effettuarlo in salita senza vegetazione estiva con una corda nello zaino per eventuale sicurezza.

    
   Il tracciato della parte attrezzata del 'Troi dei Scalèt' visto dal sentiero sul versante opposto

 
Ritagli di carta sel Von Zach (1798) e Seiffert (1866) dove si seguono i due sentieri della dx e sx orografica della Val  Ardo rappresentati senza interruzioni. Sulla rappresentazione a sx del Seiffert appaiono anche le due casere de 'i Mariani' a Pian de Scala. Gli 'scalèt' dovevano essere fatti ben agibili per non indurre i cartografi ad altro tipo di rappresentazione grafica.

L'inizio del sentiero (da p. Mariano) è a monte dei ruderi di Pian de Scala presso il primo tornante della strada che porta al Col di Roanza. Proseguire  a sud in quota sino alla dorsale rocciosa dove vi sono le corde metalliche (traccia incerta con vegetazione estiva).
L'inizio a monte è presso l'imbocco sud della galleria (tavolo da pic-nic). Proseguire verso ovest in discesa aggirando la costa boscosa per largo sentiero (landro) sino ad una caverna. Qui iniziano le corde fisse in attraversata verso ovest e poi giù diritte. Questo tratto ha già fatto del male...attenzione!


L'imbocco sud della galleria che con quattrocento metri di sviluppo oltrepassa la Costa del Cavallo. La freccia indica la direzione per raggiungere il vecchio 'Troi dei Scalèt' che scorre circa quindici metri più basso della strada.

..........continua..........












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